Per anni mi sono chiesta: ma cosa significa vivere in consapevolezza? Vivere in presenza? Presenza di chi ?? Risposta brevissima: presenza DI ME.
Ecco cosa ci insegna lo Yoga, quello che va portato fuori dal tappetino, fuori dalle sale di studio, perché lo studio, la Sadhana, è sempre. E “fare Yoga mentre ci si lava i denti” non è una nuova moda (chi non ha visto ‘prodotti’ pubblicizzati in bizzarri accoppiamenti tipo yoga&…..birra? Yoga&…..cane? Non scherzo, esiste il d-oga, yoga+dog. Vabbè pratichiamo ahimsa e passiamo oltre) : no, il titolo non vuole proporre una nuova disciplina, bensì sintetizzare lo scopo ultimo dello Yoga.
Che non vuole, come obiettivo, renderci capaci di piazzarci in posizioni assurde per farci foto carine con cui accarezzare l’ego: anzi, nel caso proprio l’opposto. Non vuole come obiettivo rendere il nostro corpo scultoreo: una delle piacevoli conseguenze, visto che il corpo è un utile strumento nel percorso di lavoro yogico, è che il corpo migliora la sua tonicità e flessibilità, ma ne è un effetto collaterale, non l’obiettivo.
Uno degli obiettivi dello Yoga è la consapevolezza. Di cosa? Di tutto ciò che è nella mia vita; perché non devo diventare un eremita per praticare, anzi mi devo immergere nella vita, il vero banco di prova del mio percorso di studio. E lì verificare la mia capacità di ‘esserci interamente’, non per frammenti, ma UNITO, integrale (Yoga=unione). E se il mio corpo sta facendo azioni per lavarsi i denti, ma la mia mente, i miei sensi, il mio spirito sono altrove, ecco questo non è vivere in consapevolezza.
Allora, parafrasando insegnamenti di grandi Maestri che suggeriscono ad esempio di gustare un chicco d’uva passa nella piena presenza (Thich Nhat Hanh), ed un assaggio diventa una vera e propria meditazione, la prossima volta che ci laveremo i denti proviamo a farlo portando dentro l’azione tutto me stesso. Proviamo a mettere attenzione in ogni gesto: osserviamo la consistenza del manico dello spazzolino e del dentifricio quando li prendiamo con le mani per iniziare l’operazione, sentiamo la differente superficie del tappo del dentifricio, vediamone i colori, testiamo la differente temperatura del metallo quando aprendo l’acqua tocchiamo il rubinetto……e così via. Nelle mani, sulle gengive ed in bocca durante l’azione vera e propria, nel resto del corpo quando le sensazioni si propagano, nel respiro che forse si modifica: una semplice azione, che ormai nella vita abbiamo ripetuto migliaia di volte, può fornirci l’occasione per qualche momento di concentrazione e di vita in presenza.
E così, lo Yoga diventa Vita.