E’ qualche tempo che mi vaga in testa il binomio Yoga e cambiamento, come se le due parole andassero a braccetto nei miei pensieri: perciò ho pensato di approfondirne la relazione. E subito mi rendo conto che è una relazione multipla, e pure a doppio senso. Ma andiamo con ordine.

Il primo grosso nucleo di relazioni riguarda la conseguenza che il praticare Yoga ha sul praticante: ebbene sì, lo cambia. E lo cambia in innumerevoli modi ed ambiti. Solo per richiamarne alcuni, muta la percezione del proprio corpo, lavorando sulla propriocezione; e questo, come successiva conseguenza, comporta un rispetto nuovo del mezzo che ci è stato donato, un rispetto simile a quello che si ha verso un tempio sacro; non per nulla Patanjali ci ricorda che è la sede del Purusa, e nella sua sacralità va tenuto in considerazione.

Inoltre in chi pratica da qualche tempo prima o poi giunge il “famoso momento” (e quando un allievo me lo riporta gli scorgo la luce negli occhi) in cui, fuori dal tappetino, magari mentre si è assorti alla guida, si diventa consapevoli del proprio respiro. E la consapevolezza del respiro nella vita quotidiana porta con sé innumerevoli benefici, sia a livello fisico che mentale: in generale la pratica Yoga muterà (ridurrà) le fluttuazioni mentali. Yogah cittavrtti nirodhaha, Patanjali II.2…..sempre lui, insomma!

E su questa linea, dei cambiamenti sul praticante, potremmo proseguire per trattati interi. Ma è interessante sondare altri tipi di influenze reciproche: ad esempio la pratica di ogni studente, del Sadhaka, cambia ogni giorno, in relazione al suo stato in quel preciso momento, e cambia nelle stagioni dell’anno, della vita, e nelle fasi evolutive. Ed è bellissimo riconoscere come questa si adatta al mutare del praticante.  Ad esempio è meraviglioso assistere al cambiamento della pratica al passare da studente-donna, alla gravidanza, poi puerpera con bebè, e poi di nuovo studente-donna: ed ho la fortuna nei miei corsi di aver seguito tante tante ragazze in tutti questi passaggi, e nei loro cambiamenti.

E lo Yoga stesso ci propone il cambiamento all’interno della stessa pratica: aspetto forse meno noto, è invece interessantissimo praticare una stessa sequenza in versioni diverse. Lentamente, versione terra, dando tempo al corpo di sentire ogni posizione e passaggio. Poi in fluidità col respiro, in versione acqua. E perché no in versione fuoco, ad accendere l’energia.

Ma l’aspetto che non avevo mai consapevolmente considerato, e che invece utilizzavo nei miei studi, è il cambiare punti di vista per notare che spesso, in fondo in fondo, cose apparentemente diverse rappresentano la stessa attività, solo con variazioni di punto di vista. Ed allora ho approfondito la famiglia di Asana uguali dal punto vista della geometria del corpo, ma che, a seguito di una diversa relazione con la gravità, attivano sensazioni, muscoli, energie diverse. Ed ho notato che nella diversità Asana legate dall’appartenere alla stessa famiglia “si aiutano”. Ma qui si apre un capitolo immenso che merita un successivo approfondimento, ossia come la gravità (ed il cambio della relazione con essa) sia in realtà un grande alleato.

E tra i molti altri aspetti che legano Lo Yoga ed il cambiamento, quale vi viene in mente?

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