Quale orario è migliore per fare Yoga? Sembra un dilemma futile, ed in fondo in fondissimo, diciamocelo, un po’ lo è; ma il web strapullula di teorie in merito, e allora perché non ragionarci un po’?

Intanto iniziamo dai testi antichi, che partire dalla tradizione non fa mai sbagliare. E lì la risposta è…..nessuna. Perché, siore e siori, la tradizione ci dice che va praticato…. sempre! “Il successo è raggiunto da chi pratica assiduamente Yoga. Come potrebbe ciò accadere all’ozioso? Non si può ottenere il successo nello Yoga solo con la lettura” (e quindi alziamoci, stop con la lettura dell’articolo e a praticare! ….no vabbè non esageriamo) E ancora: “Il successo non si ottiene indossando l’abito adatto o parlando di Yoga. Solo la pratica è causa del successo; non c’è alcun dubbio, questa è la verità“. Hatha Yoga Pradipika, I.65 e I.66.

Ecco quindi che il dilemma è di stampo moderno, dove lo Yoga non è (ancora) uno stile di vita, ma una pratica da fare, e troppo spesso da fare solo in sala con l’insegnante; per cui occorre scegliere un orario.

L’approccio a questa domanda che si trova più spesso prende in esame la diversità di pratiche che si possono fare nei vari momenti della giornata; ed effettivamente è ormai cosa nota che esistono approcci, sequenze, tecniche di pranayama, asana stesse più indicate a inizio giornata perché energizzanti, tonificanti (o di stampo bramhana), ed altre più indicate di sera perché rilassanti (o di tipo langhana). Ma a parte dire che effettivamente esistono benefici diversi nel praticare in ogni momento della giornata (e perché non parlare di quanto fa bene interrompere la routine con una pratica in pausa pranzo?) non vorrei tornare su questo punto, davvero largamente discusso.

Il buon senso ci aiuta a dare una risposta nelle giornate “impegnate”, che siano lavorative o di altro tipo: assecondiamo il naturale svolgimento, cerchiamo un livello di sforzo che sia accettabile per il nostro essere. Togliamo dove possibile ed aggiungiamo (Yoga) quando è ragionevolmente pensabile di poterlo fare.

Ma nelle giornate libere? O se posso scegliere? Ecco, il mio approccio appassionato-ma-soft mi fa dire che occorre ascoltare la singola persona, le predisposizioni, il tipo di bioritmo, e poi….forzarlo un po’. Ogni essere umano è diverso, possiede un tipo di energia diversa; e credo che occorra bilanciare questa energia, ma gradualmente, senza stravolgimenti che causerebbero la perdita di un praticante in poco tempo. Mi spiego con un esempio personale: io ero “un gufo”, dormivo a lungo (o il più possibile) la mattina, rosicchiando minuti, ed invece la sera tiravo (abbastanza) tardi, dilungandomi per prendere del tempo mio. Da qualche tempo invece ho sperimentato la bellezza di anticipare un po’ (a volte, compatibilmente con…..ecc.ecc. Ripeto, lungi da me gli estremismi!) la sveglia, diventare un po’ “allodola”, e dedicare a me stessa non le energie stanche della sera, ma quelle fresche della mattina! Mezz’ora, quel che si può a seconda dei giorni, ma ho lavorato per trovare quella mia natura poco presente e portarla alla luce.

Dunque, assecondare l’orientamento di ogni persona, ma stimolare con dolcezza il tipo di energia mancante, perché è nell’equilibrio che si trova la serenità.

E voi cosa ne pensate?

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